Covid e mobilità: 54 milioni di spostamenti in sharing, record nel 2020.
LA PANDEMIA HA AVUTO UN ENORME IMPATTO SULLE SCELTE DEGLI ITALIANI NELL’AMBITO DELLA MOBILITÀ, DETERMINANDO UNA CRESCITA ESPONENZIALE DELLA SHARING MOBILITY (54 MILIONI DI SPOSTAMENTI) CON TASSI DI CRESCITA DEL 202% PER LA MICROMOBILITÀ, DI GRAN LUNGA SUPERIORI A QUELLI DEL CARSHARING (+48%).
Basandosi sui dati della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e delle principali piattaforme di settore, GreenVulcano Technologies (www.greenvulcano.com) ha calcolato il valore aggregato della micromobilità, mettendo in evidenza come la sua crescita rispetto al carsharing possa influire per il futuro dal punto di vista strategico e quantificandone anche l’aspetto economico.
Dopo un breve crollo iniziale che si è potuto registrare durante il primo lockdown, l’emergenza sanitaria ha paradossalmente portato ad un’esplosione del fenomeno della mobilità condivisa, soprattutto per quanto riguarda la micromobilità: monopattini (+554%), scooter (+26%) e biciclette (+25%), ritenuti più sicuri rispetto ai veicoli chiusi.
A snocciolare questi numeri —basandosi sui dati della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e delle principali piattaforme di settore— è GreenVulcano Technologies (www.greenvulcano.com), azienda leader in Europa, accreditata ormai da anni quale player «B2B» dietro le quinte delle maggiori società di smart mobility, nonché uno dei laboratori di ricerca e sperimentazione più attivi del «made in Italy hi-tech» nei settori più svariati.
Il valore medio —calcolato da GreenVulcano Technologies sull’incremento del numero di veicoli— indica quindi che per la micromobilità la crescita è del +202%.
Se poi si considera anche la fruizione del servizio —osservano gli analisti di GreenVulcano Technologies— il 2020 si chiuderà con un numero totale di ben 54 milioni di spostamenti in condivisione: un numero impensabile fino a pochi anni fa. Eppure la tendenza verso la sharing mobility sta prendendo sempre più piede, tanto da essere riuscita a spingere l’industria automobilistica a ricalibrare il proprio modello di business tenendo appunto ben presente la sharing economy.
Ma anche le patenti sono calate. Questo è un importante indicatore di come la tecnologia ed Internet siano riusciti a sostituire l’automobile nei desideri dei più giovani —e molto spesso anche dei meno giovani— inducendo a “viaggiare” sempre più spesso in rete e —per gli spostamenti fisici— a ricorrere precipuamente alla micromobilità, il cui incremento medio nell’ultimo anno è stato appunto più che quadruplo (+202%) rispetto a quello del carsharing (+48%).
«Entro il 2021 in Italia la sharing economy —includendo le sue 5 macro aree (finanza collaborativa, alloggi tra privati, condivisione di veicoli, servizi domestici on demand e servizi professionali on demand) potrà valere fino all’1,3% del Pil, ben 25 miliardi di dollari. Ma le vere protagoniste della crescita di questo settore sono le piattaforme di condivisione dei servizi di trasporto che entro il 2025 arriveranno a rappresentare il 40% del totale del mercato» sottolinea Marco D’Ambrosio, responsabile del business development di GreenVulcano Technologies che —con i suoi oltre 100 dipendenti ed un’esperienza consolidata in 20 anni di attività— ha accompagnato verso la sharing economy aziende di ogni dimensione, includendo i grandi colossi: da Octo Telematics —il famoso player delle «Cinquecento rosse»— ad eDriving, impegnato ad aiutare oltre un milione di autotrasportatori a ridurre collisioni ed infortuni.
L’impatto della sharing mobility sull’economia sarà pertanto —dal punto di vista delle aziende— di circa 8 miliardi di euro: il 40% di 25 miliardi di dollari.
«Ma, cambiando prospettiva, l’impatto sulle persone sarà ancora più grande: già oggi si può intraprendere un viaggio di 20 minuti ad un costo variabile —in relazione alla combinazione di mezzi scelti— tra 50 centesimi e 5,3 euro» aggiunge Claudio Ortenzi, senior analyst di GreenVulcano Technologies.
Gli analisti del big player dietro le quinte delle maggiori società di smart mobility hanno poi preso in esame —attraverso un sondaggio— l’attuale situazione Covid-19 che vede l’Italia divisa in 3 zone. A seconda della regione —e in molti casi anche del colore ad essa attribuito— cambia il comportamento dei cittadini, ha potuto appurare GreenVulcano Technologies.
Gli italiani risultano così divisi —oltre che in 3 zone— anche in 3 tipi di comportamento prevalente: audace, pauroso oppure equilibrato.
In alcune regioni delle zone rosse —o che sono state incluse in zona rossa per un periodo— la maggiore limitazione degli spostamenti ha fatto scattare il desiderio di trasgredire: succede ad esempio in Lombardia, dove i residenti sono più “audaci” e non temono affatto di ricorrere al carsharing.
Oltre alla Lombardia, tra le regioni che secondo GreenVulcano Technologies sono tendenzialmente più “audaci” vi sono anche Toscana, Campania, Puglia ed Abruzzo.
Nel Lazio prevalgono invece i profili “paurosi”. Potendo scegliere, qui —nonostante i protocolli di disinfettazione delle autovetture offrano le più ampie garanzie di sicurezza— si preferisce evitare il carsharing ed optare piuttosto per i veicoli aperti: motorini, biciclette e monopattini. Tra le regioni tendenzialmente più “paurose” vi sono anche Emilia Romagna, Marche, Liguria e Friuli-Venezia Giulia.
Gli “equilibrati”, infine, prevalgono in Umbria, Sicilia, Sardegna. In queste regioni non si esagera verso facili allarmismi e si continua la vita di sempre, ma senza abbassare troppo la guardia.
«Nelle altre regioni non vi è una predominanza marcata: i cittadini sono equamente distribuiti nei 3 diversi profili. La scelta qui dipende più dal contesto personale e dal carattere che dall’ambiente esterno» concludono gli analisti di GreenVulcano Technologies.